What to read after PAESAGGI E VISIONI ROMANE DI LUIGI SALVATORI?

Le opere d’arte di Luigi Salvatori non vanno valutate da un punto di vista retinico, per dirla alla Duchamp, si deve prima indagare la personalità dell’artista da cui hanno origine. Il procedimento pittorico di Salvatori si basa sulla memoria, egli esprime sulla tela le sensazioni ed emozioni che ha ricevuto vedendo un luogo, respirando un’atmosfera. Il compito dell’arte, secondo l’estetica hegeliana, è: << rivelare la verità sotto forma di configurazione artistica sensibile>>. La profonda fede religiosa conferisce prima all’uomo Salvatori e poi al pittore serenità d’animo che si rispecchia nei quadri. Ne deriva una pittura che si materializza in configurazioni visionarie; la colorazione dei paesaggi potrebbe portare a considerare una vicinanza all’impressionismo ma, diversamente dal movimento francese, nei quadri di Salvatori non c’è né l’intenzione di cogliere il fenomenico, né tantomeno una tranche de vie. Il tempo di questi paesaggi non è l’istante ma l’eterno. Letture dell’Estetica di Hegel, di testi sacri e una profonda religiosità sono, quindi, le radici della pittura inattuale di Salvatori. Inattuale perché diversa dalle tendenze dominanti improntate al nichilismo, a una eccessiva spettacolarità, a uno scimmiottamento della tecnologia, a una spasmodica ricerca di originalità; Salvatori invece ricerca l’origine profonda dell’esistenza e con una pittura tradizionale coglie l’anima che sottostà alla forma sensibile. Per Salvatori l’arte viene dal cuore dell’uomo puro e fiducioso che avendo gioia nel cuore la rivede specchiata nella gaia bellezza della natura. E allora una luce emana dalle tele, la luce dello spirito.